Matematica, mon amour! Una lezione con il docente Massimo Banfi
La matematica è un’avventura fantastica, soprattutto se hai un docente brioso ed entusiasta come il mio, Massimo Banfi.
Non appena si entra nella sua classe, ci lascia accomodare e prendere il materiale, dopo di che segna sulla lavagna tutte le attività che svolgeremo; poi ci assegna gli esercizi, anche quelli facoltativi per chi finisce prima. A questo punto inizia la vera lezione e, alla fine, ci assegna la serie che, detto fra noi, mi fa letteralmente impazzire!
Per capire il segreto del suo successo l’ho intervistato per voi.
E. Cosa l’ha spinta a fare il maestro di mate?
B. Il desiderio di aiutare i ragazzi. Lavorare con loro a scuola mi sembrava un modo efficace per aiutarli e, siccome la materia che sono abilitato a insegnare è matematica, decisi di fare il maestro di mate.
E. Lei ha sempre avuto un buon rapporto con la matematica, intendo anche da allievo?
B. No. Alle elementari la trovavo noiosa e arida, e facevo fatica. Alle medie iniziava ad essere interessante. Al liceo cominciava a piacermi e, all’università, finalmente, divenne irresistibile.
E. Ha sempre pensato di fare il maestro di mate?
M. No. Quello che m’interessava era studiare anche oltre l’università, per andare sempre più a fondo e scoprire cose nuove. Non m’interessava ‘fermarmi’ per insegnare cose che già sapevo. Non solo: la fisica matematica, e ancora più la matematica, le trovavo limitate e superficiali e, così, le affiancai con lo studio del mondo economico contemporaneo, della filosofia e della psicologia classiche, e delle ‘grandi’ religioni. Quando verso i trent’anni cominciai a insegnare a ingegneri e manager dell’industria globale, mi piaceva solo perché insegnavo le ultimissime cose che scoprivo o imparavo. Solo alla soglia dei cinquant’anni sentii che era il momento di occuparmi dei ragazzi, lavorando nelle nostre Alpi e, quindi, di fare il maestro di mate. Riassumendo: fino ai trent’anni cercavo e volevo fare quello che “mi piace, mi appassiona, mi fa sentir bene”. Dopo i trenta cercavo e volevo capire “per fare quali cose avevo certe capacità” e, quindi, capire “in che modo fare queste cose”. Il “modo” cambia a seconda del periodo della vita: dopo i cinquanta, il “modo” è diventato fare il maestro di mate in Val di Blenio (come da mia richiesta dopo il concorso).
E. Alla maggior parte delle persone non piace la matematica: secondo lei perché?
B. Semplifichiamo: per tre motivi. Pochissimi maestri sanno trasformare la matematica studiata a scuola o all’università in qualcosa di appetibile per i ragazzi delle medie (io stesso ripenso e rielaboro ogni anno tutti i miei materiali). Di conseguenza, a molti ragazzi non piace la matematica. Secondo motivo, molti ragazzi inizialmente fanno fatica con la matematica e, siccome a nessuno piace quello che si fatica a fare, spesso sviluppano un’ostilità verso la materia che li allontana dallo studio aumentando difficoltà e sconforto. Terzo motivo, la matematica è come una piramide, non puoi decidere in terza che “adesso mate ti piace e studi” e aspettarti di ottenere subito dei risultati; dovrai fare un grande lavoro per recuperare le cose di prima e seconda su cui poggia la terza, e pochi sono gli allievi con un carattere così forte.
E. Ci sono teorie che dicono che la matematica sia dappertutto: lei è d’accordo?
B. Nella nostra società del consumo ha valore solo ciò che si vende, e anche la matematica è diventata oggetto di marketing (“lo studio come vendere”). Per vendere matematica al pubblico si fanno documentari, film e mostre che fanno scoprire “la matematica nel mondo”. In effetti, niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. Infatti, quello che nella nostra società è chiamato “mondo” è solo un modello materialistico di quello con cui entriamo in contatto attraverso le nostre percezioni (una confusa e povera semplificazione dei modelli delle varie scienze, prima di tutto di quelli della fisica matematica). Secondo, la matematica “e’ nella nostra testa”: e’ il modo in cui la nostra mente organizza i “dati” delle nostre percezioni. E come la nostra mente, anche la matematica (interna) evolve mano a mano che interagiamo con il “mondo”. Inoltre, come i nostri occhi funzionano bene quando ci fanno evitare di sbattere contro un muro, altrettanto bene la fisica-matematica funziona quando ci permette, per esempio, di calcolare la traiettoria di meteorite o della Terra o dell’andamento della popolazione di salmoni del nord Pacifico.