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Discesa libera

Siamo al fine settimana più atteso dell’inverno, quello di Kitzbuehel, quello della Streif, la pista di discesa più famosa del mondo, la pista su cui solo un italiano è riuscito a vincere, nel 1998: è Kristian Ghedina, che ci racconta i suoi segreti e i trucchi per domarla.

A IL CANCELLETTO. «La Streif incute terrore fin dalla partenza, qui nessuno scherza. Ti affacci e vedi un muro impressionante, per di più sempre ghiacciato e ondulato. La prima volta pensi no, non è possibile buttarsi giù di qua, ma poi ragioni, sai che si può fare e allora vai. Via, fuori dal cancelletto, due belle spinte, curva destra, poi sinistra ed eccoci al primo famosissimo salto». B MAUSEFALLE. «Da affrontare con decisione, senza paura. Qui si viaggia già oltre 110 all’ora, è il punto più ripido della pista. Bisogna stare attenti a non andare lunghi, perché in fondo c’è subito una compressione che può spararti via, quindi meglio saltare poco e atterrare bene per poi affrontare la delicata curva verso sinistra, in piano, che immette nel tornante in contropendenza di attacco alla Steilhang». C STEILHANG. «Qui arrivi veloce e non hai tanto tempo per ragionare, devi scegliere il momento giusto per girare. Non è una curva condotta ma sbandata, ci entri a 100 allora ed esci a 40-50, la pendenza è notevole e questo è un passaggio fondamentale per entrare veloci nella stradina successiva. Credo che la Steilhang sia il tratto più tecnico e più difficile di tutta la coppa del mondo, devi trovare il giusto compromesso fra tenere e lasciare correre: se per sicurezza vuoi stare alto perdi tempo e non hai più velocità nella stradina; se molli troppo, invece, rischi di finire nei teloni. L’ideale è passare al limite del telone, sfiorarlo appena». D LO STRADINO. «Sono 15 di scorrimento puro che servono a riordinare le idee: pensi a cosa hai fatto, ma anche a quello che ti aspetta. Qui è molto importante avere sci veloci, puoi perdere davvero tanto tempo, magari tutto quello guadagnato sciando da Dio altrove». E ALTE SCHNEISE. «È un tratto in leggera diagonale sempre molto mosso e molto ghiacciato, c’è un saltino. Da lì si arriva poi al Seidlalm». F SEIDLALM. «Un tratto di pista introdotto alla metà degli anni Novanta, che riporta sul percorso classico con un salto dove non bisogna andare lunghi. Siamo a metà pista, a 1 minuto circa di gara». G LARCHENSCHUSSN. «Pendenza medio facile, ci entri facendo una curva ad alta velocità verso destra, devi lasciare correre. In questo tratto il problema è la luce, ci sono molti contrasti ombra-sole ed è difficile interpretare bene il terreno. Siamo ora nel penultimo tratto della pista, abbastanza facile in quanto riesci ancora a ragionare. Un paio di curve destra sinistra veloci in semi piano e via». H HAUSBERGKANTE. «Salto, atterraggio, compressione in curva da impostare con gli sci già di spigolo, inversione e via, nell’impressionante muro finale che si vede dal traguardo. Si percorre prima in diagonale, con una pendenza pazzesca che butta giù verso destra... È un tratto veramente difficile, ci si arriva stanchi e poco lucidi. In questa compressione sono caduto alla mia prima gara sulla Streif, ho perso uno sci e mi sono rotto due costole, fino a lì avevo un tempo da primi dieci, per un ventenne non era male...». I DIAGONALE. «Ci sono interpretazioni molto diverse, tutto dipende da come hai impostato la curva nella compressione. A volte ritardi di un centesimo a invertire e la pendenza ti porta giù, inesorabilmente, a quel punto ci si lascia andare cercando di seguire le ondulazioni del terreno, che qui sono tante e bruciano nelle gambe! Se invece sei alto entri meglio nell’ultimo schuss con una curva verso destra, anche qui ci sono molte ondulazioni ed è importante riuscire a stare belli chiusi. Questo è il tratto più veloce della Streif, arrivi anche a 155 km/h e devi fare l’ultimo salto. È abbastanza pericoloso, si va lungo, anche oltre i 60 metri, appena prima c’è anche una leggera compressione, dove devi essere bravo a non arretrare... Su questo salto è importante avere il totale controllo in aria, devi stare molto composto... Io ci ho fatto la spaccata, ma va bé, questa è un’altra storia! All’atterraggio guai a rilassarsi, vedi lo striscione ma devi stare giù, ancora concentratissimo, ci sono infatti molte ondulazioni». J L’ARRIVO. «Il primo pensiero appena sei fermo è per tutti lo stesso: ce l’ho fatta, sono sano e salvo. Dopo, solo dopo, guardi il tempo e allora magari puoi anche esultare».


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